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L’assalto notturno dei leoni | 65 |
All’indomani, un’ora dopo il sorger del sole, la carovana si rimetteva in cammino, impaziente di lasciare quelle pericolose foreste e di giungere nelle bassure erbose.
Alle 8 del mattino, dopo avere attraversato a guado un grosso corso d’acqua che serve di scarico al lago Tschibe che trovasi nel cuore del Dahomey, giungeva sulle sponde occidentali della grande laguna di Nokue chiamata anche Dennana e proseguiva verso il sud per raggiungere il canale costiero che passa fra Whydah e la borgatella di Avrekete.
Cominciavano di già i terreni paludosi, quei terreni saturi d’acqua marina corrotta dai paletuvieri, da avanzi di vegetali d’ogni specie e che esalano quei miasmi carichi di febbre, così fatali agli europei che soggiornano per qualche tempo in quelle regioni.
Non si scorgevano che radi gruppi di alberi, per lo più di cocchi, piante che non possono crescere lontane dall’aria marina, ma invece giganteggiavano le canne e le erbe palustri, le quali talora raggiungevano altezze incredibili, tali da coprire interamente cavalli e cavalieri.
Il terreno cedeva facilmente sotto i piedi della carovana, ma Alfredo contava di attraversare rapidamente quella regione pericolosa per sottrarre il portoghese, non ancora acclimatizzato, alla perniciosa influenza di quei miasmi. Non voleva, fare che una semplice punta nei paesi del Piccolo e del Grande Popo per meglio ingannare le spie che lo seguivano, e quindi risalire le frontiere orientali degli ascianti e riguadagnare i grandi boschi dell’interno, più pericolosi pei loro abitanti a quattro zampe, ma più salubri.
Alla sera si accampavano sulle sponde del canale, in uno spazio scoperto da ogni erba palustre per non venir sorpresi dalle spie e per non subire l’assalto dei numerosi serpenti che pullulano in quegli umidi terreni.
La notte però fu tormentosa. Malgrado i fuochi accesi attorno al campo con erbe fresche per produrre nuvoloni di fumo, veri battaglioni di moscherini sanguinari e spietati invasero le tende, gettandosi con rabbia inaudita sulle carni dei poveri accampati.
Sono incredibili le torture che fanno soffrire quei piccoli insetti. Le nostre zanzare, in loro paragone, sono nulla. Vi sono moscherini che vi succhiano il sangue fino che scoppiano e che pare vi strappino la pelle pezzetto a pezzetto; delle mosche