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L’assalto notturno dei leoni 61

tronò da un’altra parte della foresta, a cui subito rispose il primo.

— Sono due, — disse il dahomeno, la cui voce tremava. — La cosa è grave.

— È vero, — rispose Asseybo, che del pari non era tranquillo. — Vi è un leone ed una leonessa e sono certo di non ingannarmi.

— Che sia il caso di svegliare il padrone?...

— Aspettiamo ancora. Forse non si sono accorti della nostra presenza.

— Non tarderanno a scoprirci. Hanno un odorato troppo acuto.

— Silenzio ed aspettiamo. —

I due ruggiti erano echeggiati ad un chilometro dall’accampamento, ma un chilometro è un passo per quelle fiere che hanno uno slancio poderoso. In pochi istanti potevano mostrarsi sul margine della foresta.

Passarono pochi minuti, poi i due ruggiti si fecero nuovamente udire più potenti, più formidabili ed anche più vicini.

Ormai non vi era più da dubitare: le due fiere s’avvicinavano rapidamente, forse attratte dai due falò che fiammeggiavano sotto i folti rami dei sicomori.

Asseybo ed il dahomeno avevano armate le due carabine e si erano riparati dietro alle casse, per mettersi al coperto da un repentino assalto, quando udirono la voce del padrone.

Alfredo, svegliato bruscamente da quei ruggiti, era strisciato fuori della tenda, seguìto da Antao.

— Dei leoni? — aveva chiesto.

— Sì, padrone, — rispose Asseybo.

— Che il diavolo se li porti, — disse Antao. — Potevano lasciarmi dormire tranquillo.

— Si vedono? — chiese Alfredo.

— No, padrone, ma non devono essere lontani.

— Che i dahomeni s’incarichino di tener fermi i cavalli e noi penseremo a quei predatori. —

Fece stringere il cerchio formato dalle casse, vi si misero dietro tutti e tre ed attesero, con calma, la comparsa del re delle selve.

I cavalli, già svegliati da quei ruggiti, avevano cominciato a dare segni di viva inquietudine. Scalpitavano, nitrivano e cercavano di spezzare i legami per fuggire dalla parte opposta, non obbedendo più alla voce ed alle carezze dei due dahomeni.