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60 | Capitolo nono |
l’oscura massa degli alberi. È un riso stridulo, che ha qualche cosa di beffardo e di atroce e che somiglia a quello d’un negro in delirio. Lo ha lanciato la iena striata, la più codarda, ma la più avida e la più lurida delle fiere.
Quello scroscio non è ancora cessato, che da un’altra parte della foresta s’alza un concerto di urla lugubri, lamentevoli, monotone. Sembra che sotto la cupa ombra di quei giganteschi vegetali, due dozzine di persone vengano spietatamente martirizzate.
Quel gridìo assordante cessa per pochi istanti; poi un urlo più prolungato echeggia solo e tosto vi fanno coro gli altri, più acuti, più strazianti. Sono gli sciacalli che si chiamano e che si radunano per recarsi a cacciare le inoffensive antilopi.
Poi s’odono dei sibili acuti, dei latrati ora sommessi ed ora strepitosi, delle urla, altri scrosci di risa, quindi uno scricchiolìo di rami, uno spostarsi di fronde, un sussurrìo di foglie secche precipitosamente calpestate. La tenebrosa foresta pochi istanti prima così tranquilla, così silenziosa, pare che ora siasi ridestata.
D’improvviso un ruggito potente, assordante come un colpo di tuono, che pare faccia tremare perfino le foglie degli alberi e le erbe della radura, scoppia.
Quella voce formidabile che fa rimbombare la foresta e che annuncia, in colui che l’ha emessa, una forza strapotente, ottiene un effetto immediato. Tutte le altre urla cessano di botto e più nessun rumore turba il silenzio della notte.
Il re delle foreste si è fatto udire e tutte le altre fiere, grandi e piccole, audaci o codarde, si sono affrettate a lasciare il campo al terribile predatore.
Asseybo ed il dahomeno, che fino allora non si erano mossi, non ignorando che nè le iene, nè gli sciacalli, nè i lupi striati, nè i serval avrebbero osato assalirli, udendo quel ruggito che annunciava la presenza d’un leone, s’erano alzati, gettando degli sguardi inquieti verso gli alberi.
— Cattivo vicino, — disse il dahomeno, avvicinandosi ad Asseybo.
— Preferirei una banda di iene macchiate, — rispose il servo. — Fortunatamente i fuochi sono accesi e il predatore non oserà assalirci, per ora. —
Un altro ruggito, più potente e più prolungato del primo, rin-