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50 | Capitolo settimo |
— Ha giurato sui suoi feticci e questo giuramento non si rompe in questi paesi. Non credere del resto, che i soldati del Dahomey siano affezionati al loro sanguinario monarca. La paura li tiene soggetti, perchè sanno che basterebbe un sospetto per distruggere dei reggimenti interi, ma appena possono disertare lo fanno.
Le due repubbliche del Grande e del Piccolo Popo sono state formate in gran parte da dahomeni fuggiaschi.
— Prenderemo una scorta armata con noi?...
— No, Antao. Sarebbe pericoloso inoltrarsi in parecchi sul territorio di Geletè. Bisogna evitare qualunque sospetto, giuocare d’astuzia, fingerci negri o nessuno di noi potrebbe giungere ad Abomey.
— Fingerci negri!... — esclamò il portoghese, stupito. — La nostra pelle è troppo bianca, Alfredo, per poterli ingannare.
— Forse che non vi sono dei colori?... —
Il portoghese scoppiò in una clamorosa risata.
— Morte di Nettuno!... Dipingermi da negro!...
— Ti ripugna?...
— No, in fede mia, Alfredo. Rido pensando la brutta figura che noi faremo, imbrattati di nerofumo o di cioccolato.
— Saremo invece due negri magnifici.
— Ma semi-nudi!...
— Tutt’altro. Saremo vestiti e superbamente, te lo prometto.
— Ma i negri di questi paesi sono quasi nudi, Alfredo.
— È vero ma noi non saremo poveri diavoli di negri.
— Ma che progetto hai?
— Lo saprai a suo tempo. La prudenza mi consiglia di mantenere per ora la più grande segretezza, poichè un solo sospetto può perderci.
Geletè mantiene qui non poche spie e forse siamo già sorvegliati, ma sapremo ingannarle. A te e ad Asseybo do intanto un incarico.
— E quale?
— Di spargere la voce in città che noi andiamo nel paese degli Ascianti.
— Non ti comprendo.
— Mi comprenderai più tardi. T’incarico poi di acquistare una mezza dozzina di cavalli, delle buone armi, dei viveri e delle casse di merci di provenienza europea. È necessario che