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48 Capitolo settimo

— Conosci la via che conduce ad Abomey?

— No, ma la troverò.

— Odimi: dandoti dei soldati, il secondo o terzo giorno ti abbandonerebbero, di ciò sono certo, ma ora mi sono ricordato di avere fra i miei schiavi due uomini del Dahomey che potrebbero servirti di guida.

— Ecco che incominciate a interessarvi di me. Sono fidati questi uomini?

— Mi sono affezionati ed hanno da molti anni rinnegata la loro patria.

— Dove sono?

— A Ketenou, ma domani saranno qui.

— Aspetterò che vengano.

— Intanto ti offro ospitalità in una delle mie capanne.

— Accetto volentieri e saprò ricompensare V. M.

— Ci rivedremo domani. —

Strinse la mano ad Alfredo ed al portoghese e si ritirò con tutto il seguito.

Poco dopo però un larry entrava e conduceva i due bianchi in una vasta capanna situata in uno degli spaziosi cortili del palazzo reale, mettendo a loro disposizione due giovani schiavi incaricati di servirli.

Quella abitazione era, come tutte le altre di Porto Novo, di forma circolare, colle pareti d’argilla rossastra ed il tetto di foglie di palma, di forma acuminata e un po’ sollevato, in modo da lasciar entrare la luce.

Era però pulitissima, ma arredata molto meschinamente, non essendovi che poche stuoie di foglie intrecciate che dovevano servire da letti, qualche sgabello e pochi utensili di terracotta.

Il larry, per ordine del re, aveva fatto portare dei viveri, dei vasi di vino di palma ed un certo numero di deliziose noci di cocco non ancora mature, le quali contengono un’acqua dolce, assai gradevole, specialmente in quei climi caldissimi.

Antao, a cui le emozioni della notte non avevano diminuito l’appetito dei suoi venticinque anni, appena il larry fu uscito si credette in dovere di dare uno sguardo ai canestri che racchiudevano i viveri, tanto più che non aveva piena fiducia nei cuochi e nei provveditori di S. M. negra.

Infatti Tofa non aveva tenuto conto della qualità di bianchi dei