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44 Capitolo settimo

per poter meglio difendersi contro le annuali scorrerie dei Dahomeni, intraprese contro tutti i popoli vicini per fornirsi di schiavi da sgozzare nei sacrifici umani.

Questo reame è molto antico e si è mantenuto indipendente, quantunque rinserrato fra popolazioni bellicose, e quantunque i suoi abitanti derivanti da un incrocio di Anago, di Yoruba e di Dahomeni, non siano mai stati buoni guerrieri. Anzi si può dire che sono i più indolenti, i più pigri di tutti quelli che popolano la Costa, come sono i più ladri di tutti, vizio del resto innato nelle razze negre.

Da molti anni, numerose fattorie, specialmente portoghesi, inglesi, francesi e tedesche sono state fondate nei centri popolosi, trafficando soprattutto in olio d’elais, l’articolo più importante e più pregiato della regione.

La città di Porto Novo, anche nel 1878 era una delle più importanti di tutta la Costa, ma era anche allora una delle più insalubri, specialmente per gli europei.

Sebbene costruita a circa quindici metri sul livello della vicina laguna, il suo clima è uno dei più micidiali, e non permette un lungo soggiorno agli uomini di razza bianca.

La città è un ammasso di capanne costruite con una specie di argilla rossastra che seccandosi acquista una consistenza incredibile, ma coi tetti di foglie di palma. Le vie sono strette, luride, interrotte da buche profonde, prendendosi l’argilla occorrente per le costruzioni, appunto entro la cinta.

Di notevole non ha che i quartieri commerciali di Sadogo, di Attakè, di Degue, di Lodja e di Bocu dove si trovano parecchie fattorie, la missione cattolica e la casa del re.

I tre cavalieri, apertosi il passo fra una moltitudine di persone d’un nero rossastro, quasi nude, non avendo che un misero e lurido sottanino, infilarono la via che conduceva alla grande piazza del mercato, in mezzo alla quale era costruita l’abitazione di Tofa.

Erano però costretti a procedere con prudenza per non cadere entro le innumerevoli buche che tagliavano la via, tutte piene di acqua corrotta nella quale imputridivano carogne d’animali esalanti odori sopportabili solamente pei nasi dei negri.

Un quarto d’ora dopo giungevano senza incidenti sulla grande piazza, già ingombra di popolo, tenendosi colà il mercato, e si arrestavano dinanzi alla reggia.