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I tenebrosi disegni del cabecero di Geletè 43

scorso. Geletè aveva fatti prigionieri alcuni portoghesi e brasiliani, i quali si erano recati nella sua capitale per cercare di avviare dei commerci con quegli abitanti. Quel furfante finse dapprima di fare loro buona accoglienza, ma un brutto giorno, dopo d’averli, con orribili minacce, costretti a ballare dinanzi a lui per divertirlo, alcuni li fece decapitare ed altri gettare in pasto ai serpenti.1

— Ah!... Canaglia!... — esclamò Antao, indignato. — E non sono stati capaci di strangolarlo?...

— Se lo avessero potuto l’avrebbero fatto, liberando in tal modo l’Africa d’uno dei suoi più ributtanti e sanguinari monarchi.

— Morte di Urano!... Se potessi vendicarli io, mentre tu ti vendichi di Kalani.

— Ne succederebbe un altro e forse più feroce: Behanzin, che già promette di essere peggiore di Geletè. Ci siamo, avanti Asseybo, aprici la via. —

Il negro si spinse innanzi e i tre cavalieri fecero la loro entrata nella capitale del re Tofa.


Capitolo VII

Il re di Porto Novo

Il regno di Porto Novo, sottoposto ora al protettorato della Francia, anche in quell’epoca era uno dei più importanti e dei più ricchi della Costa d’Avorio.

Situato fra il territorio di Abeokuta e le frontiere meridionali del Dahomey, occupava una superficie immensa sebbene non definita verso il nord, ma non aveva che una popolazione di mezzo milione di abitanti dei quali oltre sessantamila raggruppati nella capitale.

Gli altri si trovavano dispersi nelle tre principali città di Ketenou, Adjara e di Kotonu, il porto della capitale, lontano circa quindici miglia da Porto Novo e in pochi grossi villaggi

  1. Storico.