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42 Capitolo sesto

— Se non sarà ubriaco.

— È un bevitore?

— Come tutti i re negri.

— Ho con me una fiala d’ammoniaca per preservarmi dai morsi dei serpenti e gliela farò bere tutta, — disse Antao, ridendo. — Gli dirò che è un elisir di lunga vita. Toh! Cos’è quella grande capanna che sorge lassù, su quel piccolo poggio? Forse qualche villa reale?

— No, Antao, è un tempio ove si adorano i serpenti che vengono raccolti negli acquitrini da noi prima costeggiati.

— Morte di Nettuno!... Avevo udito narrare queste cose, ma non vi avevo mai prestato fede, Alfredo. Se non me lo avessi detto tu, direi che si voleva darmi a bere una frottola colossale.

— In queste regioni si ha una grande venerazione per quei ributtanti rettili, Antao. A Whydab, per esempio, vi è un grande tempio dove si custodiscono parecchie migliaia di serpenti, per lo più pitoni a righe bianche o gialle. Un grosso numero di guardiani è incaricato di nutrirli e di curarli, e quando qualcuno di quei rettili riesce a fuggire, i suoi provveditori si affrettano ad inseguirlo ed a riportarlo nel tempio coi dovuti riguardi.

— Si direbbero storie dell’altro mondo. E tu mi dici che si adorano?...

— Sì, Antao. Vi sono delle persone che dichiararono di essere contentissime di venire divorate dai serpenti. Vuoi saperne di più?... Una donna che io ho conosciuta, un giorno perdette il suo unico figlio che le era stato divorato da un pitone. Ebbene, lo crederesti?... Invece di uccidere l’ingordo rettile, lo fece prendere, trasportare nel tempio di Whydab e lo adorò.

— Morte di Saturno! Che pazzie!... E nel Dahomey si adorano pure i serpenti? Mi hanno detto che quel re barbaro ne tiene delle migliaia.

— È vero, ma per dare da mangiare a loro i prigionieri. Un modo molto comodo per evitare le spese necessarie pel nutrimento di quei disgraziati che cadono nelle mani di quell’antropofago. Lo sanno i tuoi compatrioti, Antao.

— Che cosa vuoi dire?... — chiese il portoghese, stupito ed inquieto.

— È una storia recentissima poichè non risale che all’anno