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I tenebrosi disegni del cabecero di Geletè | 41 |
o dei gossipina, veri giganti, che crescono con rapidità straordinaria, che diventano assai grossi e che hanno il tronco coperto di gibbosità spinose, o macchioni di aranci e di limoni che spandevano all’intorno, per parecchi chilometri di circuito, dei profumi deliziosi.
Di tratto in tratto si scorgevano però delle radure di estensione considerevole coltivate con grande cura e dove crescevano ignami, manioca, fagiuoli di varie sorte, certe specie di pomidori assai gustosi e di quelli steli di grano verde, delizioso, chiamato mussoa.
Quando la grande boscaglia si rompeva, permettendo agli sguardi di spaziare più oltre, si vedevano gruppi di capanne difese per lo più da palizzate acuminate o da altissime siepi, rinforzate da datteri spinosi o da gossipine, ostacoli quasi insormontabili pei negri di quelle regioni che vanno quasi nudi e che non hanno mai conosciuto l’uso delle scarpe.
Verso il mezzodì le foreste cominciarono a diradarsi rapidamente per dar luogo a delle pianure acquitrinose formate dall’Ouzme, esalanti miasmi mortali per gli europei non abituati a quei climi caldi e umidi, sede d’un numero infinito di serpenti i quali godono una tranquillità perfetta, essendo rispettati da tutti gl’indigeni. Sono però inoffensivi, sebbene siano generalmente lunghi tre metri e si limitano a distruggere milioni di rospi e di rane, evitando anzi gli uomini.
In mezzo a quelle pianure acquitrinose si vedevano anche dei campi coltivati con cura, ma poche capanne, essendo il regno di Porto Novo pochissimo abitato in proporzione alla sua vastità.
Un’ora più tardi i tre cavalli, che non avevano mai rallentato il loro galoppo indiavolato, benché il sole segnasse oltre 35° centigradi e non un alito di vento marino rinfrescasse quella temperatura ardente, galoppavano sulla riva del lago di Porto Novo. Alfredo poco dopo mostrava al portoghese un grosso attruppamento di capanne che si trovava presso la riva di quel vasto bacino.
— Porto Novo, — disse.
— Questi indemoniati cavallucci hanno galoppato come dei veri cavalli arabi, — rispose il compagno. — Speriamo di trovare il re di buon umore.