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L’odio di Kalani 31

simo, ma che richiedeva fatiche non poche, dovendo gli acquirenti spingersi nell’interno per visitare i villaggi negri.

Alfredo Lusarno si era messo a lavorare con infaticabile energia, spingendosi perfino sulle frontiere del selvaggio reame del Dahomey, del Benin, nel regno degli Ascianti, nelle due repubbliche del Piccolo e del Grande Popo, facendo ottimi affari dovunque ed approfittando anche per dare libero sfogo alla sua passione per le grandi cacce.

Due anni dopo il proprietario della fattoria, uno zio di Antao, soddisfatto dell’attività del suo agente lo interessava sugli utili, e quattro anni più tardi il siciliano aveva avuto il piacere di constatare che la sua modesta fortuna sfumata nei viaggi, l’aveva triplicata in mezzo all’olio dei negri.

Nel 1874, morto il proprietario, dopo di aver liquidato ogni cosa e rimesso il ricavato ad Antao Carvalho, legittimo erede, aveva cominciato a trafficare per proprio conto, fondando una fattoria nello stato del re Tofa, accumulando rapidamente una cospicua sostanza.

Ma allora un ardente desiderio di rivedere la città natìa ed il bel cielo d’Italia, l’aveva preso. Si era ricordato d’aver lasciato in patria dei parenti ed una matrigna, causa non ultima della sua decisione di andarsene pel mondo a cercare fortuna, ed un giorno si era imbarcato per l’Europa, affidando la sua prosperosa fattoria ad un amico fidato.

Brutte sorprese l’attendevano in patria. Dei disastri finanziari avevano rovinato suo padre che era morto di dolore; la matrigna era pure morta poco dopo, ma avevano lasciato un figlio, un bel ragazzino bruno, ardito, somigliante in tutto al fratello, quantunque nato da altra madre e che era stato raccolto da alcuni pietosi parenti.

La città natìa non aveva più attrattive per l’intraprendente emigrato e la sua risoluzione era stata pronta. Aveva preso con sè il fratellino destinato un giorno a diventare suo erede ed erasi affrettato a ritornare nella sua fattoria, deciso a non più lasciarla.

Aveva rivolte tutte le sue cure al fratellino che cresceva prospero e robusto e che amava come fosse il proprio figlio, ma non aveva trascurato però nè i suoi commerci, nè le sue cacce, diventando uno dei più ricchi proprietari della Costa d’Avorio e uno dei più audaci cacciatori, forse il più famoso di tutti.