Pagina:Salgari - La Costa d'Avorio.djvu/35


Il fanciullo rapito 25

Quando la guerriera si fu dissetata gliela restituì, dicendo con voce raddolcita:

— Grazie, signore.

— Ora parlerai: che cosa facevi in questa foresta che è così lontana dal tuo paese?

— Aspettavo dei guerrieri che si sono recati sulle rive del fiume.

— Cosa cercavano quei guerrieri?... —

La giovane donna ebbe una breve esitazione, ma poi disse, abbassando il capo:

— Dovevano sorvegliare un uomo bianco che doveva cacciare gli ippopotami sull’Ouzme.... e....

— Continua.

— Prenderlo vivo o morto.

— Odi, Antao? — chiese Alfredo, tergendosi alcune stille di sudore freddo. — Hanno preparato un tradimento. —

Poi rivolgendosi verso la giovane:

— L’uomo che dovevano fare prigioniero sono io, — disse, — e sono io che ho ucciso il leopardo che doveva divorarti. —

L’amazzone non rispose e chinò il capo sul seno, come se volesse nascondere il viso.

— Dimmi — continuò Alfredo, che era in preda ad una viva agitazione. — Vi sono altri uomini oltre questi boschi, verso le terre del re Tofa?...

— Sì, — rispose l’amazzone.

— Molti?...

— Sì, molti.

— Che cosa devono fare?...

— Sorprendere la fattoria dell’uomo bianco.

— E li guida?...

— Il cabecero Kalani. —

Il cacciatore, udendo quel nome, si era rialzato mandando un urlo di furore.

— Ah!... Miserabile uomo! Il cuore me lo diceva! Vieni, Antao, vieni o sarà troppo tardi!...

— Ma questa donna?...

— A me!...

Il cacciatore si lacerò la camicia, inzuppò un pezzo nell’acqua della fiaschetta, lavò le ferite senza che la giovane guerriera facesse udire un gemito, riunì con lesta mano