Pagina:Salgari - La Costa d'Avorio.djvu/33


Il fanciullo rapito 23

— Fortunatamente!... — disse Alfredo, coi denti stretti. — L’avesse stritolata questa vipera!...

— Questa povera donna? — chiese il portoghese, stupito.

— Sì, Antao.

— Ma chi è adunque?...

— Chi?... Chi?... Guarda il suo costume guerresco, Antao; questa donna è una di quelle crudeli amazzoni che formano il corpo reale del feroce Geletè.

— Del re del Dahomey?...

— Sì, di quell’antropofago.

— Morte di Nettuno!...

— Fuggiamo, amico!... Ormai i miei dubbi sono diventati una realtà! Le genti del Dahomey ronzano intorno alla mia fattoria e sono guidate da quel furfante che da due anni mi minaccia delle sue vendette.

— Che si tratti invece d’una spedizione contro il re Tofa?

— No, Tofa non ha nulla da temere da Geletè, perchè è un suo parente e perchè si sa che è sotto la protezione degli uomini bianchi. Vieni, Antao.

— Ma non possiamo lasciare qui questa donna in questo stato.

— Ma tu non sai quanto sieno feroci e sanguinarie queste donne; tu non conosci le amazzoni del Dahomey.

— È una donna, Alfredo.

— È peggio d’un uomo e sarebbe capace di compensare le tue cure con un colpo di fucile, per regalare la tua testa al suo re. Vieni, fuggiamo!... —

Il portoghese stava per arrendersi all’invito del suo compagno quantunque molto a malincuore, quando la giovane donna emise un lamento così straziante, da toccare il cuore del più spietato nemico.

Antao si era subito arrestato e anche Alfredo, malgrado il suo odio misterioso verso quella suddita del re del Dahomey, aveva fatto un volta faccia, come se fosse indeciso fra il fuggire od il tornare.

— L’hai udita? — chiese il portoghese.

— Sì, — rispose Alfredo, corrugando la fronte.

— Non possiamo abbandonare quella disgraziata che potrebbe diventare la preda d’un altro leopardo.

— Ma la mia fattoria corre un gran pericolo.

— Non lo sappiamo ancora.