Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
20 | Capitolo terzo |
far fronte al pericolo con un coraggio piuttosto raro nelle fiere, le quali ordinariamente evitano l'uomo bianco armato.
Il cacciatore, sapendo quale formidabile avversario avesse dinanzi, si era arrestato e guardava intrepidamente la fiera che continuava a saettarlo con uno sguardo di collera e d'ardente bramosìa, mentre avvicinava lentamente alla spalla il calcio della carabina.
– Morte di Nettuno!... – mormorò Antao, rabbrividendo. – Un leopardo qui!... Preferirei dieci ippopotami a questo feroce mangiatore d'uomini!...
Non si era ingannato: era un vero leopardo quello che stava per scagliarsi sull'audace cacciatore della Costa d'Avorio.
Questi animali sono forse più formidabili dei leoni e forse più arditi delle tigri indiane. Nessun negro oserebbe affrontarli, quantunque abbiano una statura ben inferiore dei re delle foreste e siano meno robusti, ma perché sanno di quanta agilità e di quanta ferocia sono dotati.
Sono il flagello dell'Africa tenebrosa, come lo sono le tigri nelle pantanose pianure delle Sunderbunds del sacro Gange.
Abitano ordinariamente le foreste fitte, dove fanno delle vere distruzioni di selvaggina, sono voracissimi, divorano specialmente un numero enorme di scimmie, essendo i leopardi abilissimi arrampicatori, ma talora scelgono i loro covi in vicinanza dei villaggi e allora guai ai poveri abitanti.
Divorano prima a quei disgraziati tutti gli animali domestici, osando inoltrarsi perfino entro le capanne ed in pieno giorno, poi divorano i proprietarii. Sono così noncuranti dei pericoli, che anche scacciati ritornano dopo poche ore, entrano nelle abitazioni balzandovi per le finestre o guastando i malsicuri tetti, strangolano ferocemente le persone addormentate, uccidono le donne che si recano alle fontane, rapiscono i bambini. Vi sono taluni leopardi diventati famosi per le loro distruzioni, né più né meno delle tigri antropofaghe dell'India.
Non era quindi da sorprendersi se il portoghese, che aveva atteso a piè fermo i giganteschi ippopotami, fosse spaventato della presenza di quel leopardo e se Alfredo, che era così coraggioso e lesto di mano, fosse diventato estremamente prudente dinanzi a quel formidabile avversario.
La belva, come dicemmo, si era accovacciata come si preparasse a balzare addosso al cacciatore che la sfidava e che la mi-