Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
248 | Conclusione |
l’ovest rientrarono in Porto Novo, ventiquattro giorni dopo la loro partenza da Abomey. La loro fermata presso il loro amico Tofa fu breve, avendo Alfredo risoluto di dare un addio alla Costa d’Avorio per tornarsene in patria, essendo ormai possessore d’una ingente fortuna ed Antao di far ritorno al Portogallo per curare le numerose fazende che possedeva a Santa Caterina.
Il 24 luglio, dopo d’aver accordata la libertà ai due dahomeni che li avevano serviti con tanta affezione e di averli largamente ricompensati, Alfredo, Bruno, Antao, Gamani, Urada e suo padre s’imbarcarono su di un veliero che partiva da Kotonou diretto a Monrovia, la capitale della repubblica negra di Liberia.
Quattordici giorni dopo, Alfredo, suo fratello ed il fido Gamani prendevano posto sul piroscafo che fa il servizio mensile coll’Europa, mentre Antao s’imbarcava pel Portogallo conducendo seco Urada, per la quale provava già qualche cosa più d’una semplice affezione, ed il padre di lei.
Il bravo e coraggioso portoghese aveva però promesso di fare tutti gli anni una scappata in Italia per vuotare, in compagnia del valente cacciatore della Costa d’Avorio, una bottiglia di quell’eccellente vino dell’Etna che conosceva di fama.
Antao ha mantenuto fedelmente la promessa e ancora oggi, nella stagione invernale, si reca a Catania a trovare l’amico ed il giovane Bruno, ma non giunge però solo... Lo accompagna l’ex-amazzone del feroce Geletè, divenuta, da parecchi anni, la signora Urada Carvalho.