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L’incendio del recinto sacro 237

— Urada, — disse Alfredo, che era in preda ad una viva agitazione. — Domanda spiegazioni su quel negro. Bisogna sapere chi è quel negro, per metterci in guardia da questo nuovo e gravissimo pericolo. —

La risposta fu pronta.

— È un negro che aveva seguìti gli uomini bianchi da Porto Novo, — aveva detto il sacerdote.

— Morte di Saturno!... Ora comprendo tutto!... — esclamò Antao. — È lo spione che ci ha fatti imprigionare dai Krepi.

— Quello che è sfuggito ai soldati del giudice, — aggiunse Alfredo. — Non credevo che quel briccone potesse giungere vivo fin qui. Amici miei, il pericolo ingrossa e se restiamo qui ancora domani, non risponderei più delle nostre teste. È necessario questa notte rapire Bruno o nessuno di noi lascerà più mai la capitale del Dahomey.

— Ma ne avremo il tempo, Alfredo?

— Ora lo sapremo. —

Si rivolse verso Urada e la istruì di quanto doveva chiedere al prigioniero. La brava ragazza s’affrettò a obbedire.

— Tu devi dirci altre cose ancora che ci preme di sapere, — disse al prigioniero. — Bada di non ingannarci, poichè noi non ti lasceremo libero, nè ti daremo l’oro promesso se non quando avremo le prove che tu avrai detto la verità.

— Sono pronto a parlare, — rispose il sacerdote. — Sono troppo giovane per morire ed amo l’oro.

— Dove sarà a quest’ora Kalani?...

— Dal re.

— Credi che si fermerà presso Geletè tutta la notte?...

— No, poichè prima dell’alba deve partire per Kana onde portare, sulle tombe dei defunti monarchi, le teste recise quest’oggi.

— Quante persone vi sono nella casa di Kalani?...

— Due schiavi e due soldati.

— I quali avranno festeggiati i sacrifici di quest’oggi colle bottiglie del padrone.

— Tutti bevono in tale occasione.

— Gamani, — disse Alfredo, — lega ed imbavaglia quest’uomo e se opporrà resistenza accoppalo con due pugni. Lo porteremo con noi e se non avrà mentito, riceverà il premio promesso. —

Avendo Urada tradotto quell’ordine, il prigioniero disse:

— Sono pronto a seguirvi, poichè so che gli uomini bianchi