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234 Capitolo trentaduesimo

coperto di carta dorata, Antao d’un mostriciattolo metà uomo e metà bestia pure coperto di carta dorata, Urada e suo padre di due strani volatili colla testa da serpente e si slanciarono tutti verso il portone seguìti da Gamani che teneva ben stretto il prigioniero, il quale doveva figurare come un compagno ferito.

— Gridate più che potete che è scoppiato il fuoco, — disse Alfredo a Urada ed a suo padre, — e seguitemi senza curarvi della folla. —

In quel momento il portone, sotto un’ultima e più vigorosa spinta, cadeva al suolo sfasciato. Alfredo ed i suoi compagni si precipitarono verso la folla atterrita, tenendosi stretti i feticci per nascondere il viso, mentre Urada, il vecchio e Gamani urlavano a squarciagola:

— Al fuoco!... Al fuoco!... Salvate i feticci!... —

I negri, vedendo i loro sacerdoti si ritrassero prontamente da un lato per lasciarli fuggire e porre in salvo le divinità, poi si precipitarono confusamente nell’interno del recinto fra clamori assordanti, cercando di combattere il fuoco che minacciava di distruggere tutte le capanne sacre.

I falsi sacerdoti, che ridevano in cuore loro della splendida riuscita della gherminella che li salvava dalle più terribili vendette, appena si trovarono fuori dalla folla, la quale d’altronde non si occupava più di loro, si cacciarono in mezzo ad un dedalo di oscure viuzze, galoppando furiosamente.

Sull’angolo d’una via Antao si sbarazzò del suo mostricciattolo, mandandolo a frantumarsi contro la porta d’una capanna, mentre Alfredo faceva volare in un’ortaglia il suo leone, poi il vecchio e Urada si liberarono pure dei loro volatili frantumandoli contro il tronco d’un albero. Gamani però si teneva ben stretto il prigioniero, minacciando di strangolarlo se mandava un solo grido.

Dopo mezz’ora di corsa, attraverso a viuzze deserte, a ortaglie e terrapieni, il vecchio negro, che si era messo alla testa per guidarli, s’arrestava in un orticello abbandonato, cinto da un’alta siepe e dove si trovava una capannuccia quasi sventrata, col tetto sfondato.

— Qui non correremo alcun pericolo, — disse. — Quest’abitazione e quest’orto appartenevano ad un mio parente morto due anni or sono e più nessuno è venuto ad abitarvi.