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La spedizione notturna | 231 |
— Lo sospetto, — rispose il vecchio.
— Come potremo saperlo?...
— Interrogando uno dei sacerdoti.
— Ma è stato dato l’allarme.
— Portiamone via uno e andiamo ad interrogarlo in un posto sicuro.
— Hai ragione: a me Gamani!... Vieni, Antao!... Voialtri salite intanto sulla muraglia. —
Stava per slanciarsi attraverso ai viali per piombare addosso ai sacerdoti che erano già usciti dalla capanna e che s’avanzavano fra le piante, tentennando e sorreggendosi l’un l’altro per mantenersi un po’ ritti, quando Urada lo trattenne, dicendogli:
— Odi, padrone?... —
Alfredo ed i suoi compagni si erano arrestati. Al di là della muraglia si udivano delle persone schiamazzare ed interrogarsi reciprocamente.
— Hanno dato l’allarme, — dicevano alcune voci.
— Che sia scoppiato il fuoco?...
— Che i sacerdoti corrano qualche pericolo?...
— Che i feticci sieno sdegnati pei sacrifici di quest’oggi?...
— Bisogna andare a vedere.
— Andate ad avvertire i soldati.
— Morte di papà Giove e di tutti i suoi figli!... — esclamò Antao, rabbrividendo. – Vedo la mia testa nelle mani dei macellai di Geletè!...
— Non è ancora perduta la nostra testa, — disse Alfredo, con voce risoluta. — Nè Kalani, nè Geletè ci avranno così facilmente nelle loro mani. —
Poi volgendosi verso Gamani:
— È tutto chiuso il recinto?...
— Vi è una sola porta che di notte si chiude.
— Ebbene, seguitemi.
— Ma cosa vuoi fare, Alfredo? – chiese Antao.
— Lo saprai. Per ora sgominiamo i sacerdoti. —