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228 | Capitolo trentunesimo |
— Non ne avrà il tempo, — disse Alfredo, con voce sorda. — Dopo Bruno mi occuperò di lui. Guidaci, Gamani.
— Perlustriamo prima i dintorni, — consigliò il padre di Urada. — Se qualche sacerdote ci scorge darà l’allarme ed allora più nessuno di noi uscirebbe vivo di qui.
— Quanti sacerdoti vi sono nel recinto?... — chiese Alfredo.
— Ordinariamente ve n’erano dodici, — rispose Gamani.
— Anche se ci sorprendono, non saranno tanti da darci dei fastidi.
— Tanto più che saranno ubriachi, — aggiunse Antao.
— Andiamo a perlustrare il recinto, Gamani, — disse Alfredo. — Questo luogo ti è famigliare?
— Sì, padrone, — rispose il negro.
— Voi ci aspetterete qui, — continuò il cacciatore, rivolgendosi ad Antao, Urada ed al vecchio. — Sorveglierete la fune affinchè non ci venga tagliata la ritirata.
— Nessuno si avvicinerà senza il mio consenso, — disse il portoghese. — Morte di Giove!... Il primo che mi capita fra i piedi lo mando a tener compagnia ai defunti monarchi di questa grande macelleria.
— Silenzio ed aprite gli occhi. —
Alfredo e Gamani abbandonarono l’ombra cupa delle palme e tenendosi nascosti dietro ad un filare di cespugli, si diressero verso la capanna principale, dalle cui finestre, che erano assai basse, si poteva vedere comodamente quanto succedeva nell’interno.
Procedevano cauti, tenendosi curvi verso terra e girando dovunque gli sguardi per timore che vi fosse qualche sacerdote in sentinella dinanzi alle capanne contenenti i feticci, ma pareva che per quella notte i guardiani del sacro recinto si occupassero più delle bottiglie di ginepro regalate dal re che delle divinità protettrici del regno.
Giunti presso la grande capanna, Alfredo e Gamani, dopo essersi assicurati che al di fuori non vi era alcuno, guardarono cautamente attraverso una finestra. Alla luce d’una lampada fumosa, che spandeva all’intorno dei riflessi sanguigni, scorsero sette od otto negri adorni d’orpelli d’ogni specie, sdraiati attorno ad una stuoia, mentre altri tre o quattro, probabilmente ubriachi, russavano in un angolo della stanza.
Quei sacerdoti trincavano allegramente le bottiglie del re, ri-