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La spedizione notturna 227

— Manca molto alla cima?...

— Meno di due metri, Alfredo.

— Tocca a te, Gamani.

Il negro, agile e lesto come tutti quelli della sua razza, s’arrampicò rapidamente su quei due corpi, posò i piedi sulle spalle del portoghese, poi si slanciò in alto aggrappandosi all’orlo superiore della muraglia.

Issarvisi sopra, mettersi a cavalcioni, sciogliere la fune a nodi che portava stretta attorno al corpo e gettare un capo ai compagni, fu l’affare di un solo momento.

Alfredo fu pronto a salire ed a raggiungerlo, gettando uno sguardo nell’interno della cinta.

Quantunque l’oscurità fosse profonda, vide tra le palme che formavano dei grandi gruppi, parecchie grandi capanne disposte in semi-cerchio ed alcune più piccole che stavano disseminate lungo le muraglie.

Tutte quelle abitazioni erano oscure e parevano disabitate, ma una, la più vasta e la più lontana, era illuminata ed anche abitata, poichè vi si sentivano voci rauche, grida, scrosci di risa e canti.

— Sono i sacerdoti che vuotano le bottiglie del re, — disse Gamani ad Alfredo.

— Credo che non ci daranno alcun disturbo.

— E la capanna abitata da Bruno?... La vedi, Gamani?... — chiese Alfredo, con ansietà.

— È quella laggiù, — rispose il negro, indicandogli una piccola costruzione, col tetto piatto, che si rizzava fra quattro grandi sicomori. — La riconoscerei fra mille.

— Ah!... È là, il povero ragazzo!... E forse ci aspetta da parecchie notti e chissà fra quali ansie!... Ma noi questa notte lo salveremo. —

Intanto Antao, Urada e suo padre, dopo d’aver fatto il giro della piazza per essere certi di non essere spiati, li avevano raggiunti.

Gamani lanciò la fune dall’altra parte della muraglia e pel primo si calò nel recinto, nascondendosi sotto la cupa ombra d’un albero di dimensioni gigantesche. Alfredo e tutti gli altri, nel più profondo silenzio, lo seguirono.

— Finalmente!... — mormorò Antao, che non poteva stare zitto due minuti. — Se quei beoni non lasciano le bottiglie, rapiremo il nostro piccolo Bruno. Che bella sorpresa per Kalani!... Creperà di rabbia.