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Nella tana del leone 215

— L’idea non è cattiva, Antao. —

Urada avvertì gli schiavi del desiderio dei loro nuovi padroni. Non aveva ancora terminato di parlare che i quattro negri, armatisi rapidamente di canne lunghe e flessibili, si scagliarono contro la folla urlando a squarciagola e bastonando senza misericordia.

Bastarono pochi istanti perchè quei curiosi si dileguassero in tutte le direzioni come un branco di cervi spaventati, anzi Antao ed Alfredo dovettero intervenire per moderare l’eccessivo zelo dei quattro schiavi, i quali minacciavano di accoppare due o tre disgraziati che erano stati travolti dai fuggiaschi.

— Calma, bollenti diavoli, — disse Antao. — Sta bene che percuotiate in nome del re, ma non vogliamo che storpiate nessuno. Morte di Marte!... Che gragnuola e che fuga!...

— Ma è stata una gragnuola provvidenziale, — disse Alfredo. — Ecco il padre di Urada che si avvicina alla nostra dimora.

— Facciamo rientrare i negri o lo accopperanno, Alfredo. —

Il vecchio dahomeno fingendo di guardare ora il palazzo reale, ora la vasta piazza ed ora le capanne, come un tranquillo curioso, s’avvicinava lentamente alla dimora degli ambasciatori.

Dopo d’aver girato e rigirato per dieci minuti, sempre più avvicinandosi, passò dietro la grande capanna e guizzò celermente entro la porta, senza quasi essere stato veduto dai curiosi che si tenevano sugli angoli delle vie.

— Finalmente! — esclamò Alfredo, prendendolo per una mano e conducendolo entro la dimora.

Il vecchio negro salutò i due bianchi con un amabile sorriso, abbracciò Urada, poi accomodatosi su di una cassa, accennò a voler parlare. L’amazzone gli si sedette accanto per tradurre le sue parole.

— Come già avrete saputo, non ho perduto il mio tempo, — diss’egli, guardando Gamani. — Quel vostro negro vi avrà già detto che io ho visitato il tempio dei serpenti, dove si trova prigioniero il fanciullo che cercate.

— Sì, lo sappiamo, — rispose Alfredo. — L’hai riveduto mio fratello?

— Sì, stamane. Volevo bene imprimermi nel cervello la topografia del tempio, per poter agire con sicurezza quando noi tenteremo il colpo.

— Sta bene il fanciullo?...