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Nella tana del leone 213

cotta dorata, o di legno malamente scolpito, o di rame.

La sua popolazione, comprese le tremila amazzoni che formavano la guardia reale, ordinariamente non superava le ventimila anime, ma durante le feste delle grandi usanze si triplicava, accorrendo curiosi da tutte le vicine borgate, quantunque un non piccolo numero di quei poveri sudditi del barbaro re più non dovesse tornare alle natìe capanne.

Alfredo ed Antao a cavallo, fiancheggiati dai loro porta-ombrelli e preceduti dal gran moce, dai cabeceri e dalla scorta armata e seguìti dai loro uomini, attraversarono la capitale destando fra la popolazione la più viva curiosità e furono condotti in una grande capanna circolare, colle pareti di mattoni cotti al sole ed il tetto di foglie di palma, situata quasi di fronte al palazzo reale.

Per ordine del re vi erano state portate delle sedie, due brande, un tavolo, dei viveri, della legna, del vasellame e mandati quattro schiavi per servire i due ambasciatori.

Il gran moce osservò se nulla mancava, ordinò agli schiavi di tenersi agli ordini dei due grandi personaggi ospiti del re, minacciando di far loro troncare il capo alla più piccola disobbedienza, poi salutati Alfredo ed Antao, fece cenno di volersi ritirare per recarsi ad informare il suo potente signore.

Alfredo con un gesto lo trattenne, e da Urada gli fece chiedere quando gli ambasciatori del Borgu avrebbero potuto vedere il re.

— S. M. è troppo occupato per ora per trattare cose tanto importanti, — rispose il gran moce, — ma credo che si degnerà ricevere ben presto i saluti dei guerrieri del Borgu. Dopo le grandi feste dei costumi si potrà discutere il trattato d’alleanza.

— Sta bene, — rispose Alfredo. — I rappresentanti del Borgu attenderanno pazientemente le decisioni del potente monarca del Dahomey, intanto manderanno a lui regali dei principi borgani. —

Ciò detto mise nelle mani del gran moce e dei due cabeceri tre cofanetti di metallo lavorato, che aveva fatto estrarre dalle sue casse.

I tre dignitari li ricevettero con una specie di venerazione e si affrettarono a lasciare la capanna, ringraziando i due ambasciatori.