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206 Capitolo ventottesimo

— Sì, padrone e vi aspetta presto ad Abomey. Il padroncino è ben trattato, ma sospira il momento di abbandonare la sua prigione e di poterti abbracciare.

— Povero Bruno, — mormorò Alfredo, con commozione. — Quali terribili momenti avrà passati, nelle mani di quei barbari.

— E Kalani? — chiese Antao.

— È sempre potente e gode la fiducia di Geletè e di Behanzin, il futuro re del Dahomey. Si può dire che tutti tremano dinanzi a lui.

— Si vede che nel Dahomey i bricconi fanno fortuna, — disse Antao. — Se i miei affari andranno male, diverrò un furfante e verrò qui.

— Ma perchè Kalani ti ha risparmiato? — chiese Alfredo.

— Non lo so, padrone, ma forse per dare un compagno a tuo fratello. Non è il padroncino che Kalani odia, ma te e lo ha rapito solamente per poter averti nelle mani.

— Lo avevo sospettato. Quel miserabile era certo che io sarei venuto nel Dahomey.

— Sì ed aveva mandato numerosi drappelli di soldati verso le frontiere meridionali, per farti sorprendere ed imprigionare.

— Ed ora, spera ancora di vedermi giungere?...

— Lo teme sempre. Sente per istinto che un giorno o l’altro tu gli piomberai addosso e vive in continue inquietudini. Sa che tu non sei uomo da lasciargli nelle mani il padroncino.

— I suoi soldati, la notte che ci tesero un agguato sulle rive dell’Ouzmè, ti sorpresero sul sicomoro?...

— Sì, padrone. Avevano circondato l’albero in venti o trenta, minacciando di fucilarmi come fossi un pappagallo. Ne ammazzai due, ma poi dovetti discendere per non farmi fracassare le ossa.

Fui legato e condotto verso la laguna, da dove assistetti, impotente, alla distruzione della tua fattoria ed al rapimento di tuo fratello.

— Ha fatto altri prigionieri, Kalani?...

— Nessuno altro.

— Ma come hai conosciuto il padre di Urada?...

— Avendo saputo che io ero un servo di tuo fratello, dopo d’aver ottenuto il permesso di entrare nella casa dei feticci, ieri venne a trovarmi e mi parlò di voi. Dapprima non lo credetti, anzi sospettai un tranello, ma ben presto mi persuasi della verità delle sue parole e tramammo la mia fuga.