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200 | Capitolo ventisettesimo |
I capi del Borgu possono quindi essere certi di poter concludere il trattato d’alleanza che propongono, ma i loro ambasciatori dovranno attendere la fine della festa dei costumi, non potendo il nostro re occuparsi per ora di un così importante affare. In questi giorni è occupato, coi sacerdoti, nei preparativi e nelle preghiere.
— Sia pure, — rispose prontamente Alfredo, — ma noi vorremmo venire presentati a S. M. Geletè prima che le grandi feste comincino, rimandando ben volentieri la conclusione del trattato a più tardi.
— Ah!... — esclamò Ghatin-Gan, sorridendo. — Voi siete curiosi di assistere alle nostre grandi feste!
— È vero, — disse Alfredo.
— Io credo che il nostro re avrà piacere di avervi al suo fianco.
— Lo farete avvertire del nostro arrivo a Kana?...
— Quest’oggi stesso gli manderò uno dei miei corrieri, onde farvi ottenere un recade che vi permetta di proseguire il cammino per la capitale.
— Dovremo attendere molto?...
— Il re non prende mai, lì per lì, alcuna decisione. Trattandosi di ricevere un’ambasciata, farà prima radunare i grandi del regno ed i principi di sangue reale per consigliarsi, quindi io credo che non potrete partire prima di otto giorni. In questo frattempo però sarete miei ospiti nel palazzo reale.
— Grazie, gran cabecero, — disse Alfredo, — ma noi preferiamo alloggiare sotto l’apatam. Io e mio fratello siamo assai amanti della caccia e sapendo che i dintorni di Kana sono ricchi di selvaggina, rimarremo sotto la tettoia onde poter alzarci a qualunque ora della notte, senza importunare le vostre genti.
— Fate come volete, ma non rifiuterete i miei viveri ed alcuni schiavi per servirvi.
— Accettiamo di cuore i viveri, ma per gli schiavi sono inutili avendo i nostri, i quali conoscono meglio le abitudini dei loro padroni. —
Ciò detto prese dalle mani di Urada un cofanetto d’acciaio cesellato e lo porse al gran cabecero, dicendo:
— È per S. M. Geletè e contiene i regali dei capi del Borgu.
— Ghating-Gan impegna la sua parola che saranno consegnati al re a nome dell’ambasciata, — rispose il cabecero.