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194 | Capitolo ventiseesimo |
— Ho narrato tutto a mio padre ed abbiamo parlato a lungo del vostro progetto. Quantunque sia caduto in disgrazia, conta ancora degli amici ad Abomey e può esservi molto utile coi consigli e coi suoi aiuti.
Egli mi ha giurato che non tradirà il segreto degli uomini bianchi, anzi che mette la sua vita e le sue forze a disposizione dei salvatori di sua figlia. Geletè e Kalani sono ormai suoi nemici e sarà ben lieto di vendicarsi contro di loro della sua immeritata disgrazia.
— Eravamo certi di poter contare su tuo padre, Urada, — rispose Alfredo. — Noi accetteremo i suoi consigli ed i suoi aiuti, ma cercheremo di non comprometterlo. Cosa dice del nostro progetto?...
— Che è assai pericoloso, ma che con dell’audacia e dell’astuzia si può riuscire.
— Conosce Kalani?
— Sì, padrone.
— Sa del fanciullo rapito?...
— Lo ha saputo.
— Dove lo custodiscono?...
— Nella casa dei feticci di Abomey.
— Non correrà alcun pericolo?...
— Nessuno, padrone, poichè ormai è considerato come persona sacra. Se Kalani volesse ucciderlo, Geletè glielo impedirebbe e tu sai che nessuno oserebbe disobbedire al re.
— Crede tuo padre che Geletè ci riceverà?...
— Sì, ma prima di lasciare Kana dovrete attendere il recade del re.
— Cos’è questo recade?...
— L’ordine verbale di Geletè.
— Incaricheremo il gran cabecero di annunziarci al re.
— Vi avverto però che giungeremo ad Abomey in un brutto momento.
— Perchè?...
— Perchè in questo mese hanno luogo le feste dei costumi.
— Così dovremo assistere a quegli atroci macelli di schiavi. Preferirei ritardare la nostra partenza per Abomey.
— E faresti male, padrone.
— Cosa vuoi dire?...
— Mio padre mi ha detto che non potresti trovare una occasione migliore per mettere in esecuzione il tuo audace pro-