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Il padre di Urada 193

che si avanzavano lentamente e con precauzione, tenendosi presso le pareti delle capanne.

— Sono Urada e suo padre, — disse ad Antao.

— Benone! — mormorò il portoghese. — La notte è oscura e potremo riceverli senza che vengano scorti. —

Urada e suo padre si erano arrestati presso l’ultima capanna, come se avessero voluto prima accertarsi di non essere spiati, poi attraversarono velocemente la piazza e si cacciarono sotto la tettoia.

Alfredo mosse loro incontro e strinse ad entrambi la mani, poi li condusse fra le casse che erano state disposte in modo da formare un piccolo recinto, mentre i due schiavi dahomeni, dietro ordine del portoghese, si mettevano alle due estremità dell’apatam, onde impedire a qualsiasi persona d’avvicinarsi.

Il padre dell’amazzone era un bel negro d’alta statura, dai lineamenti quasi regolari, dalla pelle non nera, ma abbronzata con certe sfumature rossastre. Gli anni e forse anche il cruccio della sua disgrazia, gli avevano incanutiti i capelli e la rada barba che coprivagli il mento e coperta la fronte di profonde rughe.

I suoi occhi però, intelligentissimi e assai espressivi, erano ancora vivaci e ripieni di fuoco.

Appena sedutosi diede ad Alfredo e ad Antao il tradizionale saluto nella lingua del paese, Yevo oku, che significa: bianco buon giorno, saluto usato in qualunque ora, sia pure in piena notte, poi strinse nuovamente la mano a entrambi, alla moda europea.

Ciò fatto si sbarazzò dell’ampio mantello di cotonina bianca che lo copriva dalle spalle ai piedi e offrì ai due europei del tabacco ed una bottiglia di ginepro, dicendo con una certa malinconia:

— Tiefo Nieneguè è povero, avendo tutto perduto nella sua disgrazia, ma gli uomini bianchi accettino di buon cuore l’offerta del vecchio padre di Urada, insieme ai ringraziamenti per tutto quello che hanno fatto per la sua unica figlia.

— Grazie, — risposero Alfredo ed Antao, dopo che Urada ebbe tradotte quelle parole, non conoscendo il vecchio negro la lingua uegbè.

La giovane amazzone prese poi la parola.