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188 Capitolo venticinquesimo

— No, — disse la ragazza, con accento risoluto. — Urada non abbandonerà gli uomini bianchi, ai quali deve la vita e la libertà.

— Lasceresti il tuo paese senza rimpianti?... — chiese Alfredo.

— Sì, ma con mio padre. Il nostro paese è cattivo, dovunque si uccide, e mio padre un dì o l’altro potrebbe venire sacrificato come tanti altri caduti in disgrazia. Qui non si è sicuri di potere vivere ventiquattro ore senza tremare.

— Ebbene Urada, rimani con noi, — disse Antao. — Conto di acquistare anch’io sulla Costa d’Avorio una fattoria e tuo padre non avrà da lamentarsi di noi, è vero, Alfredo?...

— Sì, Antao, — rispose l’amico. — Ti abbiamo salvata la vita, Urada, e penseremo noi al tuo avvenire. —

La conversazione fu interrotta dall’incontro di nuove bande di guerrieri che conducevano lunghe colonne di schiavi incatenati e gran copia di bottino, consistente in un numero considerevole di buoi, destinati forse al pari di quei disgraziati prigionieri, a cadere sotto i coltelli dei sacrificatori nelle feste dei costumi.

La guida, come già altre volte, aprì il passo ai due ambasciatori, quantunque quei feroci soldati avessero già preparate le armi per gettarsi sulla carovana, malgrado gli ombrelli protettori.

Alfredo ed Antao nauseati dal modo con cui quei bruti percuotevano a sangue i prigionieri per farli marciare rapidamente, quantunque quei miseri fossero enormemente carichi di grandi panieri ricolmi di provvigioni rubate nei loro villaggi, spinsero i cavalli al galoppo per lasciarsi alle spalle quelle bande di predoni.

Alle 10 del mattino, dopo una marcia rapidissima di quattro ore, la carovana, che aveva già passato a guado il Koufo, il quale è uno dei più importanti fiumi del Dahomey, incrociava la strada reale che dalla capitale del regno mette a capo a Widah sulla costa.

Questa strada, che ha una lunghezza di circa ottanta miglia è una delle migliori, ombreggiata per un grande tratto da splendidi palmizi, ma è anche una delle più faticose, essendo aperta fra terreni composti, specialmente sugli altipiani, d’una specie di minerale granuloso che stanca assai uomini ed animali.