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La Città Santa del Dahomey 181

si gettano contro i loro stessi compatrioti delle frontiere. Sono negri al pari degli altri uomini, eguali agli altri e basta.

— Ma distruggono la popolazione del regno.

— Che importa a Geletè?... Si rifarà più tardi rubando altri schiavi ai Krepi ed ai Togo, ai Yoruba del Benin, al povero Tofa, alle repubbliche del Piccolo e Grande Popo o agli Egbas di Abeokuta.

— Che sia capace di fare schiavi anche noi?...

— Non l’oserà, Antao. Geletè è sanguinario, ma non è così barbaro come si crede e rispetterà gli ambasciatori che appartengono ad una nazione bellicosa, che potrebbe creargli dei gravi imbarazzi sulle lontane ed indifese frontiere del settentrione.

— Credi che ti riceverà cortesemente adunque?...

— Porto a lui dei regali che mi costano una somma non lieve, Antao.

— A quel furfante!...

— Ed anche a Kalani ne porto.

— Anche a lui?...

— È necessario per rendercelo propizio. È lui che custodisce mio fratello e solo da lui potremo avere il permesso di vederlo.

— Ed hai quei regali nelle tue misteriose casse?...

— Sì, Antao.

— Ora comprendo perchè ti premeva acciuffare i ladri.

— Se non riuscivo a riaverle, saremmo stati costretti a tornare a Porto Novo per ricorrere ai magazzini delle fattorie europee. Nemmeno nella capitale degli Ascianti sarebbe stato possibile trovare ciò che ci era necessario. —

Mentre chiacchieravano, Asseybo ed i dahomeni avevano rizzate le tende sul margine della foresta ed allestita la cena.

I due cacciatori, avvertiti che tutto era pronto, scesero dalle cavalcature e s’accomodarono presso i fuochi accesi, trattenendosi molto tardi con l’amazzone e coi tre negri a discorrere dei loro futuri progetti.

Alle quattro antimeridiane, dopo un sonno di sei ore, non interrotto da alcun avvenimento, si avventurarono sulla grande pianura, impazienti di giungere a Toune od a Tado.

S’accorsero ben presto di calpestare quella terra innaffiata dal sangue di tante migliaia di vittime. Ogni qual tratto, in mezzo alle folte erbe, vedevano alzarsi stormi immensi di corvi e di avvoltoi e vedevano fuggire branchi di sciacalli e di iene, occu-