Pagina:Salgari - La Costa d'Avorio.djvu/201


I fabbricatori di pioggia 173

— Era giovane?...

— Sì, giovane e robusto.

— Credi che sia già molto lontano?...

— Lo dubito perchè aveva una gamba ferita che lo faceva zoppicare. Aveva ricevuto un colpo di lancia da non so quali negri e mi parve che soffrisse assai.

— Grazie, capo, — disse Alfredo respirando.

— Farai cadere ora la pioggia?... — chiese il negro, con ansietà. — Il sole minaccia di abbruciare tutti i nostri raccolti e l’acqua manca nelle fonti, sicchè non sappiamo come abbeverare il nostro bestiame.

— Sì, ma per far venire le nubi mi occorrono molte cose che io qui non posso trovare.

— I miei sudditi sono tutti a tua disposizione. Ordina e avrai tutto quello che vorrai.

— I tuoi sudditi non possono trovare certe piante che io solo conosco.

— Ti occorrono delle piante?...

— Sì.

— Per cosa farne?...

— Devo farle bollire in una grande pentola ed il fumo che si alzerà nell’aria, basterà per far accorrere da tutti i punti dell’orizzonte delle nubi gravide di pioggia.

— Sai dove trovarle?...

— Sì, nella grande foresta.

— Ti condurremo colà con una scorta numerosa e bene armata.

— No, numerosa. Deve essere composta di soli dodici guerrieri giovani o le nubi si spaventeranno e non verranno.

— Ed io non potrei venire?... Vorrei imparare anch’io a fabbricare la pioggia, — disse il capo.

— Verrai anche tu e ti mostrerò come si deve fare.

— Io ti regalerò quattro buoi e tanta birra quanta ne vorrai.

— Grazie capo, ma voglio anche la libertà. Sono atteso al mio paese e tu sai che i bianchi abitano molto lontano.

— Ti prometto la libertà, ma dopo che sarà caduta la pioggia.

— Voglio anche le mie armi, perchè mi sono necessarie per chiamare le nubi.

— Le porteremo con noi.

— Allora slegaci, cerca i dodici guerrieri e partiamo subito.