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12 | Capitolo secondo |
narrato, che mentre passava colla sua scorta lungo il Mango nel Gamburoo, diede il comando di suonare la tromba e di battere il tamburo e che subito vide apparire parecchi ippopotami, i quali si misero a seguire le sponde del fiume tenendosi a breve distanza dai suonatori.
– Questa è fenomenale.
– Ho esperimentato anch'io questo mezzo, facendo suonare dei flauti dai miei battitori ed ho constatato l'esattezza dell'affermazione di Denham.
– Si potrebbe...
– Taci, Antao.
– Cos'hai udito?...
Il cacciatore, invece di rispondere, gli fece cenno di nascondersi fra le alte erbe, poi gli additò la sponda opposta.
Alcuni rami si vedevano muoversi lentamente nel luogo segnalato, come se qualcuno, uomo od animale, cercasse di aprirsi prudentemente un varco.
La luna che allora erasi alzata e che splendeva proprio sopra il fiume, permetteva di vedere distintamente quei rami ad agitarsi.
– Una belva? – chiese Antao sottovoce.
– Od un uomo! – rispose Alfredo, con voce agitata. – Un animale non prenderebbe tante precauzioni.
– Il tuo servo forse?...
– Gamani non s'inoltrerebbe così, sapendo che noi siamo qui a cacciare.
– Ma chi vuoi che sia infine?
– Chissà!... Forse un traditore.
– Un traditore?... Eh... Dici?...
– Un compagno di quell'uomo, Antao... guarda!...
I rami si erano aperti e la testa d'un negro era comparsa, ma subito si era ritirata e le piante si erano rinchiuse.
Alfredo era balzato in piedi tenendo in mano la carabina e si era lanciato verso la riva dell'isolotto, gridando:
– Chi vive?...
Nessuno rispose, né alcun rumore si fece udire.
– Sei tu, Gamani?... – chiese.
Poi, non ottenendo ancora risposta, riprese:
– Parla o faccio fuoco!...
A quella minaccia si udirono dei rami agitarsi e scricchiolare,