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166 | Capitolo ventitreesimo |
alzarsi bruscamente, mentre si sentivano prendere pei piedi ed atterrare di colpo, prima ancora che avessero potuto far uso delle armi.
Sette od otto individui erano sgusciati di sotto all’ippopotamo e si erano scagliati, con rapidità fulminea addosso ai due bianchi riducendoli all’impotenza mentre due altri si erano gettati contro Asseybo che era rimasto un po’ indietro.
Il bravo servo però, non si era lasciato cogliere di sorpresa. Vedendo sorgere quei misteriosi individui, era balzato prontamente indietro armando precipitosamente il fucile.
— Canaglie!... — urlò.
Con una palla fece stramazzare il primo avversario colla testa fracassata, con un poderoso calcio ben applicato mandò il secondo a gambe levate, poi fuggì attraverso la foresta, inseguito da altri che erano sbucati dai cespugli vicini.
Intanto Alfredo ed il portoghese erano stati in un baleno disarmati e legati strettamente, senza che avessero avuto tempo di opporre la menoma resistenza, tanto era stato rapido l’assalto.
— Morte di Giove, di Urano e di Saturno!... — urlò Antao, tentando, ma invano di spezzare le robuste liane che lo stringevano. — Cosa significa quest’aggressione?... Chi sono questi negri che si nascondono sotto la pelle d’un ippopotamo per prenderci di sorpresa?
— Spero che lo sapremo presto, — disse Alfredo, che aveva ricuperato prontamente il suo sangue freddo.
Poi rivolgendosi verso i negri che li circondavano, guardandoli in silenzio, chiese loro in lingua uegbè:
— Cosa volete voi da noi bianchi?... Non vedete che non siamo negri?... Sciogliete queste corde e ridateci la libertà od i nostri compagni verranno qui e vi fucileranno tutti. —
I negri invece di rispondere si guardarono in viso l’un l’altro con una certa inquietudine, si scambiarono rapidamente alcune parole, poi si gettarono sui due bianchi e li deposero su di una barella fatta di rami d’albero intrecciati e solidamente legati.
— Furfanti!... — gridò Alfredo, che cominciava a perdere la sua calma. — Cosa fate?... —
Nemmeno questa volta i negri risposero. Otto di loro, i più robusti, afferrarono la barella, la sollevarono sulle spalle e si