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L’imboscata dei Krepi 165

— Questa è strana!... — esclamò ad un tratto Alfredo. — Simili animali, quando sono a terra, evitano l’incontro degli uomini o li assalgono con furore, mentre questo non s’inquieta. Se continua ad avanzarsi, fra mezzo minuto sarà qui.

— Vuole farsi fucilare a bruciapelo, — disse Antao, che aveva armata la carabina.

— Mi sembra però... Toh!... Guardalo bene, Asseybo. Ti sembrano naturali le sue mosse?...

— No, padrone, ma mi viene un sospetto.

— E quale?

— Che quell’animale sia gravemente ferito.

— Comincio a crederlo anch’io.

— Ah!... —

L’ippopotamo che qualche istante si era arrestato, come se le forze gli fossero venute meno, tutto d’un tratto si era coricato al suolo, rovesciandosi pesantemente su di un fianco. Pareva che fosse morto, poichè non si udivano più scrosciare le foglie.

— È spirato, — disse il portoghese. — Che abbia ricevuto qualche grave colpo di lancia?...

— È possibile, — rispose Alfredo. — I negri di queste regioni, assalgono sovente questi mostri, per fare delle scorpacciate di carne succolenta.

— In tal caso andremo a tagliare un pezzo di questa bestia per la nostra colazione.

— Sì, ma dopo che ci saremo assicurati della sua morte, — rispose il cacciatore.

S’avanzò di dieci o dodici passi guardando l’enorme massa che conservava una immobilità assoluta, poi puntò il fucile mirando la testa e fece fuoco.

L’anfibio ricevette la scarica, ma non si mosse.

— È morto, — disse Alfredo. — Possiamo avvicinarlo senza timore. —

Si avanzò verso l’enorme cadavere seguìto dal portoghese e dal negro e si misero a girargli intorno per veder ove aveva ricevuta la ferita.

— Guarda qui, — disse Alfredo. — Mi pare di scorgere una bucatura. —

Entrambi si erano curvati per meglio vederla, essendo l’oscurità ancora fittissima, ma d’improvviso videro quel corpaccio