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L’imboscata dei Krepi 163

feroci. Abbiamo già veduto un leone e due leopardi. Ma come sei caduto in quella trappola da elefanti?...

Il portoghese s’affrettò a raccontargli la sua avventura, che se da principio lo aveva fatto ridere, aveva però finito col farlo tremare.

— Se non giungevate voi, — concluse, — quell’elefante non avrebbe tardato a ridurmi in un ammasso di carne o in una enorme bistecca.

— Ringrazia il caso che ci ha guidati da questa parte ed in così buon punto, — disse Alfredo. — Povero amico!... Che ore angosciose avrai passate in fondo a quella buca.

— Non quanto credi, poichè una parte di quelle ore l’ho passata russando pacificamente. Ma voi, come vi siete sbarazzati dei porci?...

— Abbiamo subito un vero assedio da parte di quegli animali e che è durato fino a sera inoltrata, malgrado le nostre frequenti scariche.

Quando potemmo discendere ci mettemmo in cerca di te, temendo che ti fosse toccata qualche grave disgrazia.

Essendo però le tenebre già calate, ci fu impossibile scoprire le tue tracce, sicchè ci vedemmo costretti ad avanzare a casaccio, sperando di udire la tua voce o qualche sparo.

Avevamo marciato tre ore, scaricando di quando in quando le nostre armi, quando scorgemmo quel vecchio elefante e udimmo il tuo grido. Con due scariche lo mettemmo in fuga, lanciandogli dietro una torcia per spaventarlo vieppiù; e il resto lo sai.

— Ed al campo non siete tornati?...

— No, Antao.

— Saranno inquieti per la nostra prolungata assenza.

— Ci crederanno occupati a cacciare i grossi animali all’agguato. Affrettiamoci, amico; devono essere già le due antimeridiane.

— Ma dov’è il campo?...

— Odo il fiume scorrere alla nostra destra. Seguendolo non ci smarriremo.

— Ma i vostri porci dove li avete lasciati?...

— Ne abbiamo appesi due ai rami del baobab per sottrarli ai denti degli sciacalli e delle iene, in quanto agli altri non troveremo che gli scheletri. —