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148 Capitolo ventunesimo

dalla frontiera del possedimento inglese, Kpetu sullo stesso fiume e Atakpam molto al nord, nella regione degli Akposso, tutti gli altri non sono che piccoli villaggi di nessuna importanza.

In cinque giorni la piccola carovana, dopo d’aver superata la regione montuosa che si estende dal sud-ovest al nord-est attraverso il 7° di latitudine e di aver fatto delle brevi fermate nei villaggi di Tota, di Misahohe, di Pelome e di Togodo, per provvedersi di viveri freschi, giungevano presso il fiume Mono, il quale scorre a poche miglia di distanza dalla frontiera, e quattro ore più tardi si accampavano sul territorio del feroce Geletè.

Il Dahomey è un regno che come vastità di territorio e come popolazione non può competere con quello degli Ascianti, ma come potenza militare lo supera, essendo i suoi abitanti i più bellicosi di tutta la Costa d’Avorio.

Fondato circa due secoli or sono, si è mantenuto indipendente fino in questi ultimi anni e di certo lo sarebbe ancora, se la baldanza e la ferocia di Behanzin, successore di Geletè, non avesse decisa la Francia ad invaderlo, mettendo fine ai secolari bagni di sangue, che sotto vari pretesti, si facevano annualmente nella capitale o nella città santa di Kana.

La sua superficie è vasta, poichè si estende dal mare al nono grado di latitudine nord, ossia fino allo spartiacque del bacino del Niger con quello dei fiumi che si gettano lungo la costa della Guinea occidentale, e dal paese dei Togo a quello dell’Opara che scaricasi presso Porto Novo, su una distesa di duecentottanta chilometri dall’ovest all’est.

Il suo clima è però uno dei più micidiali e dei più insopportabili di tutte le regioni della Costa d’Avorio, essendo quella regione proprio sotto l’equatore, esposta ad una vera pioggia di fuoco che rende quasi impossibile il soggiorno agli Europei, anche sugli altipiani dell’interno.

Verso il mare poi è peggiore ancora, poichè le paludi ed i grandi boschi ne fanno un covo di febbri algide mortali a tutti coloro che non si sono acclimatizzati, e pericolosissime perfino agli indigeni.

Verso la costa il paese è tutto boscoso, ricco di piante colossali e di palme d’elais, ma di passo in passo che si allontana, la grossa vegetazione sparisce, gli altipiani si succedono in forma d’immense terrazze coperte solamente da un’erba alta due metri, chiamata erba di Guinea.