Pagina:Salgari - La Costa d'Avorio.djvu/17


I misteri delle foreste 9

— Che massa! — mormorò Antao, all’orecchio d’Alfredo. — Non sarà difficile sbagliarlo.

— Non tirare sul suo corpo. — rispose il cacciatore. — La sua pelle ha uno spessore di tre pollici e respingerebbe la tua palla.

— Diavolo!... Sono corazzati quegli animali!...

— Come i vascelli da guerra. Aspetta che si avvicini e cerca di colpirlo presso gli occhi o sotto le mascelle.

— Povero animale!... Non sospetta che vi sono dei nemici vicini.

— Non rimpiangerlo così presto. Sono animali pericolosi e anche dannosi. E....

— Che cosa?...

— Mi pare inquieto.

— Che ci abbia fiutati?...

— È possibile, ma non è che a centocinquanta passi e non lo lascerò fuggire, Antao. Risparmia la tua palla, per ora, e lascia che faccia fuoco io. —

Il cacciatore si era silenziosamente sdraiato fra le erbe, allungandosi meglio che poteva ed aveva puntata la pesante carabina, mirando con grande attenzione.

Ad un tratto fece fuoco. La detonazione fu tosto seguita da un muggito più forte di quello d’un toro e da un tonfo fragoroso.

Appena la nuvola di fumo fu dissipata, i due cacciatori videro l’ippopotamo in acqua, dibattersi con furore estremo. Colpito senza dubbio dalla palla e forse gravemente, il colosso nuotava disordinatamente all’ingiro, continuando a muggire e rinchiudendo, con cupo fragore, le potenti mascelle. Pareva che cercasse da qual parte si nascondevano i nemici per precipitarsi su di loro.

Alfredo, vedendo il compagno alzarsi per puntare la carabina, lo aveva obbligato a ricoricarsi fra le erbe, dicendogli rapidamente:

— Se ti è cara la pelle, non muoverti.

Poi aveva ricaricata precipitosamente l’arma, certo di doverla adoperare una seconda volta.

Intanto l’ippopotamo, reso furioso dal dolore, continuava a dibattersi sconvolgendo le acque del fiume e facendo rintronare le foreste coi suoi muggiti. Le sue zampacce facevano spruz-