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136 | Capitolo diciannovesimo |
Aprì una delle casse, levò una dozzina di fazzoletti di seta rossa, colore molto apprezzato da quasi tutti i discendenti di Caam, alcune file di perle di vetro, dei galloni d’oro, un paio di bottiglie di tafia gelosamente conservate fino allora e fece un pacco che mise in groppa ad uno dei cavalli, unitamente alle due zanne d’elefante.
— Va’, e cerca di trovare il dikero prima che si cominci il mercato. Noi ti attenderemo qui, poichè se gli abitanti ci vedessero, la notizia dell’arrivo di uomini bianchi si spargerebbe tosto ed i ladri approfitterebbero per prendere il largo.
— Sta bene, padrone, — rispose Asseybo. — Spero di essere di ritorno fra una mezz’ora. —
Il fedele servo ed il dahomeno s’affrettarono ad allontanarsi, mentre i due europei, per sfuggire alla curiosità delle persone dei vicini villaggi, si coricavano fra le casse, sotto la guardia del secondo schiavo.
Capitolo XX
Il supplizio d’un ladro nell’Ascianti
La mezz’ora era trascorsa, ma nè Asseybo, nè il suo compagno erano ritornati; poi un’altra era pure trascorsa senza che nessuna nuova fosse giunta ai due europei, di già molto inquieti per quell’inesplicabile ritardo.
L’alba era sorta e numerosi abitanti dei vicini villaggi ed anche alcune carovane, provenienti certamente dalle regioni meridionali, erano passati per recarsi al mercato della città.
Il dahomeno, rimasto di guardia, più di venti volte si era spinto sulla via per vedere se i due negri si scorgevano, ma alle impazienti domande dei padroni non aveva risposto che con un desolante: — Nulla. —
Cosa era accaduto dei due messi?... Erano stati sorpresi dai ladri che forse vegliavano, temendo la improvvisa comparsa dei due europei od il dikero, sospettando in loro due persone pericolose o due spie degli inglesi, li aveva fatti imprigionare, cosa non improbabile per quei giudici capricciosi e diffidenti?...