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6 Capitolo primo

di flanella azzurra, adorna di rabeschi ai polsi ed al colletto, stretta da una cartucciera elegantissima di pelle rossa ed aveva i calzoni di velluto olivastro e grandi uose di pelle gialla con fibbie d’argento.

Entrambi poi erano armati di splendide carabine da caccia, a canna corta, pesanti, ma capaci di abbattere un elefante con una sola palla ben aggiustata e dei larghi coltelli da caccia, chiusi in guaine di cuoio naturale a punta d’acciaio.

Mentre fumavano le loro sigarette conservando un silenzio assoluto, il sole tramontava rapidamente dietro i grandi boschi.

La luce decresceva a vista d’occhio e le tenebre s’addensavano frettolosamente nei più cupi recessi della foresta. I pappagalli grigi, dopo d’aver lanciati gli ultimi e più strepitosi chiacchierii, cominciavano a tacere; le aquile pescatrici, dopo d’aver fatta un’ultima volata sulle acque fangose del fiume, erano tornate ai loro nidi, situati sulle più alte cime dei giganteschi baobab; le scimmie subukumbaka, che fino allora si erano divertite a sollazzarsi fra i rami dei sicomori saccheggiandoli dei loro fichi, avevano cessato dall’emettere i loro acuti hu-ul-hu-ul che si odono a parecchi chilometri di distanza, e in aria cominciavano ad apparire i primi volatili delle tenebre.

Bande immense di pipistrelli, abbandonati i rami ai quali fino allora si erano tenuti appesi col capo in giù e le fredde ali avviluppate intorno al corpo, giungevano da tutte le parti, guidate da qualche gigante della specie, da qualche cinonittero delle palme o cane notturno, orrendo volatile dalle ali lunghe un metro e dal corpo lungo perfino trenta centimetri, dalla testa grossa somigliante a quella d’un piccolo bull-dog, traforata da due occhiacci e dal pelo aranciato sul petto e sul collo e grigiastro sul dorso e verso la coda.

Dei rauchi brontolii, dei soffi potenti, delle urla acute e degli scrosci di risa, annunciavano che le fiere abbandonavano i loro covi per cominciare le loro caccie notturne, ma Alfredo rimaneva impassibile, come uomo da lunga pezza abituato a quei concerti più paurosi che veramente terribili. Il suo giovane compagno invece, da poco sbarcato in quelle regioni, si agitava, tormentava la batteria della sua carabina, mentre i suoi sguardi si fissavano sulle due sponde con una certa ansietà.

— Diavolo!... — mormorò ad un tratto. — Ma qui pare di essere in un serraglio.