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Le formiche carnivore 115

— Quegli uccelli?...

— Sì, Antao. Sono i troichilus, volatili che mai si separano da quei formidabili rettili quando questi si tengono a galla e che rendono a quelle bestiacce dei buoni servigi, sbarazzando le loro mandibole dei numerosi insetti che le ingombrano.

— Ed i coccodrilli rispettano quei piccoli volatili?

— Lo vedi come si cacciano impunemente fra le potenti mascelle, soffermandovisi a lungo.

— Non avrei mai creduto che quei bruti sapessero cos’è la riconoscenza.

— Ah!...

— Cos’hai?...

— Vedi quei piccoli animali che s’avanzano prudentemente sulle sabbie della riva?... —

Il portoghese guardò nella direzione indicata e vide, a due o trecento passi, quattro animali, grossi un po’ più d’un gatto, ma col corpo più lungo, le gambe corte, il muso assai acuto, gli orecchi corti ma larghi, ed il pelame lanoso, lungo, giallo ruggine, a riflessi fulvi verso la coda.

Procedevano lentamente, procurando di tenersi celati dietro le ripiegature del terreno, ma di quando in quando si arrestavano per rimuovere le sabbie con un lesto colpo di zampa.

— Dei gatti qui? — esclamò Antao. — Forse dei gatti selvatici?

— No, sono i più fieri nemici dei coccodrilli.

— Quegli animali così piccoli?... Vuoi burlarti di me?...

— Non ne ho mai avuta l’intenzione. Quegli animaletti sono gli icneumoni e fanno guerra ai coccodrilli divorando le uova che questi depongono fra le sabbie onde il sole le faccia schiudere.

— I furbi!...

— Ma quanto sono utili, mio caro. Senza gli icneumoni ben presto i coccodrilli diventerebbero così numerosi, da rendere i fiumi dell’Africa inaccessibili anche alle grosse barche. Orsù, lasciamo quegli animaletti alle loro occupazioni e pensiamo ai ladri o guadagneranno tanta via da non poterli più raggiungere. Stiamo in guardia, poichè ora siamo sul territorio degli Ascianti. —