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106 | Capitolo quindicesimo |
Le foreste che si estendevano al di là dello Dschawoe, permettevano fortunatamente di procedere con maggior lestezza non essendo ingombre di liane e di radici. Gli alberi erano riuniti in grandi gruppi, ma lasciavano qua e là degli spazi liberi abbastanza vasti ed affatto privi di quegli intricatissimi cespugli che ordinariamente occupano le radure delle foreste africane.
Asseybo che si manteneva sempre alla testa della carovana, osservava scrupolosamente le piante vicine alle tracce lasciate dai fuggiaschi, le quali erano sempre visibili, mantenendosi il suolo umido, ma non riusciva più a scoprire alcun segnale della giovane negra. Era da supporre che i suoi rapitori si fossero accorti degli oggetti lasciati cadere per guidare gl’inseguitori e che ora la sorvegliassero attentamente.
Sospettando poi sempre qualche nuova astuzia, il bravo negro guardava attentamente anche il suolo, per tema di porre i nudi piedi su qualche spino avvelenato nascosto entro terra o di cadere in qualche profonda buca armata di un palo aguzzo e ricoperta accuratamente in modo da ingannare perfino le fiere, astuzie ben note ai dahomeni.
Sentiva per istinto che quei furfanti, dopo il primo tentativo di arrestarli per alcuni giorni colle atroci punture delle pecchie, non avrebbero tardato a tendere altre insidie e forse più pericolose, per sbarazzarsi di loro.
I suoi timori, pur troppo, dovevano ben presto avverarsi.
La carovana, dopo una breve fermata sull’opposta riva del Deise, altro affluente del Volta, erasi da qualche ora messa in marcia, quando l’olfatto del negro fu colpito da un odore di bruciaticcio, che il vento portava dall’ovest.
Non era però quell’odore particolare che tramandano le piante resinose che vengono divorate dalle fiamme, ma un altro più acuto, più sgradevole e che pareva prodotto da ammassi di carne bruciata.
— Padrone, — disse, tornando rapidamente indietro. — Qualche cosa succede in mezzo od ai confini della foresta.
— Che quei furfanti abbiano incendiata la boscaglia per costringerci a retrocedere? — si chiese Alfredo, con inquietudine. — Questo odore di bruciaticcio può annunciarci un grave pericolo.
— Non sarà facile che questa immensa foresta prenda fuoco come uno zolfanello, — disse Antao.