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La caccia ai rapitori 105

lavano all’estremità d’un ramo e fece capitombolare un altro corpo.

— Vediamo ora cosa sono, — disse.

Alfredo aveva raccolto le due prede e le guardava con curiosità. Erano due animaletti grossi come scoiattoli, non essendo più lunghi di diciotto o venti centimetri, col corpo esile, il pelame corto, fitto, grigio fulvo sul dorso e biancastro sul ventre e con due orecchi straordinariamente grandi per degli esseri così piccoli.

— Che animali sono? — chiese Antao.

Galangoni, — rispose il compagno. — Sono animaletti di abitudini notturne, che vivono ordinariamente sugli alberi nutrendosi d’insetti e delle gomme delle piante resinose.

— Hanno degli orecchi veramente mostruosi!

— Ma utili per loro, poichè per dormire senza venir disturbati, li ripiegano chiudendo perfettamente l’udito.

— Quest’arrosto lo serberemo per la colazione. —

Essendo prossima la mezzanotte, i due cacciatori tornarono al campo per gustare un po’ di riposo sotto la guardia di un dahomeno.

Ai primi albori la carovana, attraversato il Dschawoe in prossimità delle sue sorgenti, un fiume d’un corso non breve e che va a scaricarsi nel Volta, si rimettevano in marcia dietro le tracce dei fuggiaschi che erano state ritrovate, dopo però lunghe ricerche, sull’opposta riva. Quelle tracce si dirigevano ora in linea retta, verso l’ovest, in direzione del Volta, fiumana grandissima che forma la frontiera orientale del potente regno degli Ascianti. Ormai non vi era più da ingannarsi: i ladri si recavano in qualche cittadella di quel regno per disfarsi degli oggetti rubati ai due bianchi con maggior profitto, essendo i villaggi dei Krepi troppo poveri per far simili acquisti e sprovvisti specialmente di metalli preziosi.

Alfredo aveva creduto per un momento che avessero avuta l’intenzione di recarsi a Kpandu, una delle più grosse borgate dei Krepi, situata al di là del 7° di latitudine settentrionale, ma la linea quasi diritta che mantenevano le tracce e sempre verso occidente, lo avevano convinto del contrario. I ladri ormai dovevano mirare ad Abetifi, che è una delle più importanti città degli Ascianti, celebre pei suoi mercati settimanali che attirano numerose carovane e molti ricchi negozianti di Cumassia, la capitale del regno.