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La caccia ai rapitori 103

— Se ne sono andate? — chiese Antao, che non sapeva ancora decidersi a levarsi la giacca protettrice. — Morte di Urano e di Saturno!... Ma erano idrofobe adunque?...

— L’acqua non fa per loro, — rispose Alfredo. — Fortunatamente i nostri uomini hanno trovato questo stagno che ci ha salvati.

— Bah!... Convengo che le punture delle api non sono piacevoli, Alfredo, ma anche senza quest’acqua non ci sarebbe toccato un guaio serio.

— T’inganni, Antao. Conosci quelle vespe?...

— No, ma mi parvero simili alle nostre.

— Ma tu ignori che veleno terribile iniettano quegli insetti che dai negri sono chiamate elovas. Ti produce un tale dolore, da impazzire o poco meno e che ti dura due o tre giorni.

Le elovas sono più temute delle mosche ibolai, le quali posseggono dei pungiglioni così acuti da passare perfino i calzoni. Non vi è alcun negro che osi avvicinarsi agli alberi dove hanno costruito il loro nido.

— Ma chi le ha disturbate?...

— Io, — rispose Asseybo. — Ho incespicato in qualche cosa che era stata tesa attraverso il sentiero, forse qualche liana e sono caduto addosso ad un ramo che era stato appoggiato appositamente al cespuglio delle elovas. Sentendo muoversi i rami sui quali avevano costruiti i nidi, temendosi forse assalite, si sono affrettate a darci addosso.

— Un ramo appoggiato appositamente? — chiese Alfredo.

— Sì, padrone, e qualcuno lo aveva collocato attraverso il sentiero per far scatenare le elovas contro l’imprudente che lo avesse urtato.

— Ma chi credi che sia, quel «qualcuno?»

— Uno dei ladri che inseguiamo, padrone.

— Furbi, quei furfanti! — esclamò Antao. — Forse speravano che le api ci cacciassero in corpo tanto veleno, da diventare gonfi come otri.

— E d’immobilizzarci due o tre giorni per sfuggirci, — aggiunse Alfredo. — Di queste astuzie bisogna attenderne ben altre, ma non ci avanzeremo che con prudenza. —

Essendo intanto calata la notte, risolsero di accamparsi presso quello stagno, quantunque non fosse prudente arrestarsi in quel luogo, che poteva servire di abbeveratoio a tutti gli animali