Pagina:Salgari - La Costa d'Avorio.djvu/117


Le tracce dei ladri 97

— Sono sempre visibili? — gli chiese Antao, che lo aveva raggiunto a passo di corsa.

— Sempre, — rispose Alfredo. — Finchè la foresta è così fitta abbiamo la speranza di non perderle.

— Ma poi?...

— Se possiamo seguirle fino al Todji non chiederei di più, poichè allora avrei la certezza che i ladri cercano di spingersi fino ai mercati di Teki o di Anum.

— Credi che abbiano molte ore di vantaggio su di noi?

— Avranno marciato tutta la notte, ma saranno costretti ad accordare oggi un po’ di riposo ai cavalli. Forzando le marce, spero di poterli raggiungere prima di tre o quattro giorni.

— Ma si lasceranno inseguire senza cercare d’arrestarci?...

— Tutto dipenderà dal loro numero. Se sono pochi si limiteranno a fuggire colla massima celerità, se sono in parecchi cercheranno di certo di crearci degli imbarazzi o d’impedirci di stringerli troppo da vicino, ma non siamo uomini da inquietarci. È bensì vero che tutti i dahomeni sono coraggiosi, ma anche noi non abbiamo certo paura di loro. —

I due cavalli intanto, vivamente aizzati dai due schiavi, li avevano raggiunti, quantunque fossero eccessivamente carichi, mentre Asseybo si era spinto più innanzi dietro alle tracce, essendo più abile del suo padrone.

La foresta si manteneva sempre assai fitta e solo di quando in quando, a grandi distanze, si trovavano delle radure. Era un continuo caos di tronchi, di rami, di foglie, di liane e di radici. Ora erano macchioni di cedri i cui fiori spandevano all’intorno acuti profumi, o gruppi immensi di ebani che avrebbero fatto la fortuna di qualche tribù che avesse voluto approfittarne, o di acajù dal legno non meno prezioso e non meno ricercato per la fabbricazione dei mobili di lusso, o di constiawa dai quali alberi si ricava una tintura molto pregiata, di colore giallo zafferano, di enormi cauciù che danno la gomma e non pochi tek, alberi che raggiungono delle altezze imponenti e dai quali si ricava un legname così resistente da sfidare perfino le palle di cannone.

In mezzo a quei vegetali che confondevano reciprocamente le loro fronde ed i loro rami, si vedevano svolazzare bande di pappagalli grigi e verdi, di grossi avvoltoi e anche alcune aquile, mentre sui tronchi si vedevano correre miriadi di bellissime