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94 | Capitolo tredicesimo |
tarle via, specialmente visto che non ve n’era che uno su quest’albero.
— È precisamente per questo che attribuisco ad altri il furto.
— Ma a chi?...
— Alle spie che ci seguivano.
— Uragani e folgori!... — esclamò Antao, colpito da quella risposta. — Questo sospetto non mi era venuto in mente e temo che...
— Che cosa?...
— Che quel povero gorilla non avesse preso parte alcuna al rapimento della ragazza.
— Lo credo anch’io, Antao, ma dai due dahomeni sapremo forse qualche cosa.
— Ma a quale scopo le spie avrebbero rapito l’amazzone?...
— L’avranno riconosciuta per una loro compatriota, forse avranno creduto che noi la tenessimo prigioniera per giovarci della sua conoscenza del Dahomey e l’avranno portata con loro, credendo di liberarla.
— Torniamo presto al campo, Alfredo. Bisogna dilucidare questo mistero e se i nostri sospetti sono fondati, dare la caccia ai ladri.
— È ciò che faremo, poichè le casse rubate contengono ciò che più m’interessa e soprattutto le nostre munizioni e gli oggetti di scambio. —
Affrettarono il passo rifacendo il cammino percorso, ed un quarto d’ora dopo giungevano al campo dinanzi al quale, fedeli alla minacciosa consegna ricevuta, vegliavano i due dahomeni appoggiati ai loro fucili.
Capitolo XIV
Le tracce dei ladri
Come avevano già sospettato, nè l’amazzone, nè i cavalli erano ritornati al campo.
I due dahomeni avevano vegliato l’intera notte dinanzi ai fuochi, ma non avevano udito nè alcuna voce umana, nè alcun