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La caccia al gorilla 93

Alfredo gettata via l’arma scarica, prese quella di Asseybo e fece nuovamente fuoco contemporaneamente ad Antao.

La grande scimmia questa volta ricevette le due palle in pieno petto. Fu vista arrestarsi un istante portandosi una mano sulle ferite sanguinanti, poi le forze improvvisamente l’abbandonarono e quell’enorme corpo rovinò pesantemente attraverso i rami del sicomoro, e schiantandoli venne a cadere con sordo fragore, quasi ai piedi del tronco.

— È morto!... — esclamò Antao.

— Sali, Asseybo, — disse Alfredo. — Forse lassù vi è il cadavere della povera ragazza. —

Il negro s’aggrappò ai rami bassi del sicomoro e si mise ad arrampicarsi lungo il tronco con quell’agilità sorprendente che è una particolarità delle razze negre. In meno di venti secondi giunse alla biforcazione dei rami e aggrappatosi ai margini della piattaforma, vi si issò con un solo slancio.

— Nulla? — chiesero Alfredo ed Antao, con ansietà.

— Nulla, — rispose il negro.

— Non vi è alcuna traccia della ragazza, nemmeno un lembo delle sue vesti?...

— Non vi sono che dei ciuffi di peli e dei rimasugli di frutta. —

Una sorda esclamazione irruppe dalle labbra del portoghese.

— Nulla!... —

Poi incrociando le braccia e guardando l’amico che pareva immerso in profondi pensieri, gli chiese:

— Cosa faremo ora?...

— Cosa faremo?... — rispose Alfredo. — Frugheremo la foresta, nè la lasceremo se prima non avremo trovato il cadavere della giovane negra.

— Torniamo al campo?...

— Più nulla abbiamo da fare qui. Sono impaziente di rivedere i due dahomeni.

— Temi qualche cosa?...

— Non so, ma da qualche minuto un sospetto mi tormenta.

— E quale?...

— La inesplicabile sparizione delle nostre casse.

— Morte di Saturno!... È vero, Alfredo. Mi pare stranissima la sparizione e stento a credere che siano stati i gorilla a por-