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La caccia al gorilla | 89 |
Capitolo XIII
La caccia al gorilla
I tre cacciatori, nascosti fra le alte erbe che coprivano quella piccola radura, cercavano di scrutare il folto fogliame del grande albero, sperando di scoprire il mostruoso gorilla o la sua prigioniera, ma l’ombra proiettata da quell’enorme ammasso di rami e di foglie era troppo nera per poter discernere qualche cosa. Il nido, o meglio la piattaforma costruita su due dei più grossi rami, si scorgeva confusamente a circa sette metri dal suolo.
Asseybo non si era adunque ingannato arrestandosi in quel luogo ed il mostro doveva trovarsi lassù, poichè di tratto in tratto si udiva la sua rauca respirazione ed i legni della piattaforma scricchiolare.
Non era però cosa facile costringerlo a scendere, poichè tali scimmioni ordinariamente non assalgono se prima non vengono feriti, e poi di rado abbandonano gli alberi sui quali hanno fabbricato il loro covo, non ignorando forse che la piattaforma è sufficiente a difenderli.
— Per ora non possiamo assolutamente far nulla, — mormorò Alfredo, agli orecchi di Antao. — Con questa oscurità non è cosa prudente aprire il fuoco.
— Se provassimo a mandare una palla sotto la piattaforma?...
— Può attraversare i rami e colpire la donna.
— È vero, non ci avevo pensato, Alfredo. Ma che la negra sia proprio lassù?...
— Se non è stata uccisa, deve trovarsi ancora sulla piattaforma.
— Ma si dovrebbe udire qualche gemito. Essendo ferita, il mostro deve averla ridotta in tristi condizioni con la sua poca galanteria.
— Frenerà i gemiti per tema d’irritare il bestione.
— Che non vi sia modo di accertarsi se è lassù?... Quella povera ragazza m’interessa, Alfredo.
— Ti dico che se si trova su quest’albero la salveremo.
— Dimmi, hanno il sonno profondo i gorilla?...
— Perchè mi fai questa domanda?...