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Un fuoco sospetto | 77 |
— Come lo sai tu? — chiese il piantatore.
— Guarda!
Yaruri gli mostrò un’orma profonda impressa sulla sabbia del banco. Era l’impronta d’un calcio di fucile, perfettamente delineata.
— Che sia invece l’estremità d’una wanaya, che ha lasciato questa traccia?
— No, padrone, — rispose Yaruri. — Nessuna wanaya ha questa forma.
— Sai tu che vi siano tribù d’indiani armati di fucile?
— No, perchè gl’indiani preferiscono la cerbottana e la freccia intinta nel curare. Sono armi più silenziose e più sicure.
— Che si sia accampato qui qualche bianco?
— Si vedrebbero le tracce degli stivali, padrone.
— Diavolo d’un indiano! — esclamò Alonzo, stupito.
— Ma non vedo le orme dei piedi, — disse il dottore.
— Questa sabbia è troppa dura, — rispose Yaruri. — Guarda: il mio piede nudo non lascia traccia, ma le vostre scarpe sì e così profonda da distinguerla nettamente.
— È vero, — disse don Raffaele, che era diventato pensieroso. — Come va questa faccenda?
— Non trovo motivo d’inquietarci, cugino, — disse