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44 | la città dell'oro |
alcuni piccoli materassi che dovevano servire di letto nel caso che i viaggiatori fossero costretti a passare la notte sul fiume.
— È tutto pronto? — chiese don Raffaele.
— Tutto, — rispose Alonzo, che sorvegliava ogni cosa.
— Ed Hara?
— Eccomi, padrone, — rispose l’intendente che giungeva correndo. — Devo darvi una brutta notizia.
— E quale, Hara?
— Sono fuggiti due indiani.
— Quando?
— Poche ore fa, poiché ieri sera erano ancora nella piantagione.
— E cosa vuol dire ciò?...
— Ve ne sono fuggiti degli altri, don Raffaele? — chiese il dottore.
— Sei o sette in quindici anni, poiché i miei schiavi non possono certo lagnarsi di me, — rispose il piantatore. — Io mi vanto di essere per loro più un padre che un padrone e la frusta non è mai stata adoperata nella mia piantagione.
— Che indiani erano? — chiese il dottore ad Hara.
— Dell’alto Orenoco.
— Erano schiavi da molto tempo?