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40 | la città dell'oro |
— Andiamo ora a visitare la nostra scialuppa, — disse don Raffaele. — Tra pochi minuti tutte le nostre provviste saranno imbarcate e ci metteremo in viaggio.
— Conduciamo con noi un equipaggio d’indiani? — chiese Alonzo.
— No, cugino. La mia scialuppa è attrezzata e leggera e la condurremo noi. E poi, se gl’indiani dell’Alto Orenoco vedessero una truppa di persone potrebbero mettersi in sospetto e darci tutti addosso.
— È vero, — disse il dottore. — Meglio pochi, ma risoluti.
Si diressero verso il fiume, presso le cui sponde si trovavano parecchie scialuppe e due dozzine di canotti indiani che venivano adoperati pel trasporto dei prodotti della piantagione ad Angostura.
Vi erano appena giunti, quando Hara, che riceveva le casse colà portate dai negri, disse a don Raffaele:
— Padrone, è scomparso un canotto.
— Un canotto! — esclamò il piantatore stupito.
— Sì, padrone, ed uno dei migliori.
— Che ce l’abbiano rubato?
— E chi?... Gl’indiani non osano scendere l’Orenoco fino a questa piantagione, — disse l’intendente.
— Che si sia spezzata una corda?