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336 | la città dell'oro |
facile a quei quattro o cinquecento uomini, prendere d’assalto quell’isolotto che non offriva agli assediati alcuna ritirata.
La notte trascorse in un continuo allarme, ma senza offese. Pareva che gli indiani non avessero alcuna premura d’impadronirsi di quei nemici che avevano cercato di violare il segreto secolare della Città dell’Oro.
All’alba la situazione degli assediati non era cambiata, anzi era peggiorata, poichè non avendo mangiato dal giorno innanzi, cominciavano già a provare gli stimoli della fame.
— Orsù — disse Alonzo. — Bisogna prendere una risoluzione.
— E quale? — chiese don Raffaele.
— Cerchiamo di scendere a trattative.
— Cogl’indiani?
— Non vedo altra via migliore.
— Non ce n’è bisogno, — disse il dottore.
— Perchè?
— S’avvicina un parlamentario.
Infatti un canotto si era staccato dalla sponda ed un indiano, privo d’armi, quello istesso che il giorno precedente li aveva invitati a partire, remava verso l’isolotto.
— Che venga ad offrirci la pace? — chiese Alonzo.