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324 la città dell'oro

— Chi ti ha chiamato?

— Nessuno, ma noi vogliamo accertarci dell’esistenza di Manoa.

— Per condurre qui, più tardi, altri uomini bianchi e distruggerla?

— No, perchè noi quando l’avremo veduta ripartiremo senza fare alcun male ai suoi abitanti, nè più mai ritorneremo, — disse don Raffaele.

— E credi tu che gli Eperomerii possano prestar fede alle parole degli uomini bianchi? — rispose l’indiano con amarezza. — I nostri avi hanno conservata una tradizione: un tempo, lontano da questi luoghi, al di là delle grandi montagne del sud, al di là d’un grande fiume venti volte più largo del Venituari, prosperava un potente impero, quello dei figli del Sole, quello degli Inchi. Un giorno, dai mari ove il sole tramonta, sbarcarono degli uomini che avevano la pelle bianca come te e la barba come te, e misero, coi tradimenti, a ferro ed a fuoco quel vasto impero. I nostri avi solo poterono sfuggire alla strage, abbandonando la patria e qui celandosi. Come vuoi ora che io creda alle tue promesse?... Uomini bianchi, tornate alla savana tremante, imbarcatevi e ritornate alle vostre terre o noi vi daremo battaglia e vi distruggeremo tutti!...