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316 | la città dell'oro |
facili ad addomesticarsi e si tengono nelle case per sbarazzarle dai sorci; i pericolosissimi cobra cipo, lunghi tre metri, sottili come un cannello, colla pelle color verde pallido; i caniana e i serpenti ceralacca, rettili avidissimi del latte e che di notte penetrano nelle capanne degli indiani per succhiare il seno delle donne lattanti; i terribili ay-ay colla pelle nera e così velenosi che le persone colpite hanno appena il tempo di mandare un grido che già muoiono; i bociniga o serpenti a sonagli i quali, strisciando, facevano tintinnare i loro sonagliuzzi cornei in forma di piastre; i serpenti cacciatori, colla pelle tigrata e che sono i più audaci di tutti, ed i velenosissimi serpenti corallo.
Tutti quei rettili si erano fermati intorno al gruppo formato da Yaruri e dai suoi compagni e col capo alzato, gli occhi ardenti, ascoltavano, affascinati, quella strana musica.
Don Raffaele, Alonzo ed il dottore, inchiodati al suolo dal terrore, non facevano il più piccolo movimento per tema di vedersi precipitare addosso quei battaglioni di rettili. Yaruri invece, impassibile, tranquillo, continuava a suonare il suo istrumento cavando delle note sempre più languide, più affascinanti per quella turba di serpenti più o meno velenosi.
Quando non vide uscirne altri dalle misteriose pro-